Non c’è spazio e non c’è tempo in Rain of Ashes, che rappresenta in video un ricordo perpetuo capace di attraversare monti e secoli; una pioggia di ceneri copre incessante tutto ciò che le sta sotto e si assiste ad apparizione e scomparsa proprio come l’infinita alternanza di guerra e pace. L’opera è un video in loop dove non c’è climax, nessuna progressione, nessun inizio, nessuna fine, come un ricordo ripetuto all’infinito. È un pezzo contemplativo e meditativo, scorrono le riprese di paesaggi naturali e di un giardino che circonda una casa, interrotti da brevi filmati incisivi in cui la pioggia di cenere cade all’interno dell’abitazione, coprendo i mobili di una camera da letto. Il suono del video è ambientale. Alcune frasi appaiono poi nel momento in cui si oscura completamente lo schermo.
Anaïs Chabeur (Parigi, 1992) è un’artista visiva che vive attualmente a Gent e frequenta il programma di residenza HISK (Hoger Instituut Voor Schone Kunsten). La sua produzione è multiforme poiché opera nel campo della videoarte, della fotografia, della scultura e della scrittura. Chabeur mette sempre in discussione la reminiscenza, cercando di dare presenza al vuoto e mostrando l’inafferrabile: quegli spazi interstiziali dove i fluidi e le energie si scambiano e la materia è in movimento. La memoria, per Chabeur, è organica, permeabile, una contrazione del tempo e dello spazio in cui si può viaggiare. Nelle opere di Chabeur si ritrova spesso un aspetto sensoriale che interroga la nostra relazione con il tempo, la morte e i rituali che scandiscono la nostra esistenza. L’artista ha recentemente realizzato una personale, “Un computer non esita”, al Botanique di Bruxelles ed è stata finalista per il “Premio Coming People” di Smak (Gent). Ha partecipato alla settima edizione di “Poppositions” e ha esposto i suoi lavori alla Kunsthal Extra City di Anversa.