Museo del Baco da Seta

Il museo documenta una delle principali risorse economiche del territorio vittoriese dalla fine del XVIII secolo agli inizi del XX, la quale ha raggiunto qui livelli di avanguardia in ambito nazionale, costituendo a lungo la prima attività produttiva della zona e garantendo l’occupazione femminile.
Tipologia:
  • Librerie e Musei - Musei
 
Natura giuridica:
Azienda/Cooperativa/Studio associato
Indirizzo: Piazza del Popolo, 14, Vittorio Veneto TV
Telefono 0438.57103

Informazioni:

Il Museo del Baco da Seta, che ha trovato collocazione ideale in una vecchia filanda, intende documentare, attraverso un'importante raccolta di strumenti e attrezzature, nonché pubblicazioni, manifesti, filmati e foto storiche, una delle principali attività economiche operanti nel territorio di Vittorio Veneto dalla fine del XVIII secolo ai primi decenni del XX. L'attività bachisericola ha mantenuto infatti a lungo un ruolo principe nell’economia vittoriese, connotando il paesaggio con la presenza di gelsi diffusi un po’ ovunque, di cui rimangono ancora numerosi esemplari. Anche qui, come nel resto del Veneto, l'allevamento del baco da seta è venuto prosperando, dapprima come attività integrativa nel complesso dell'agricoltura, per poi assumere consistenza sempre più importante. Alla produzione dei bozzoli era correlata la trattura della seta, praticata fin dal 1700 nelle filande col tradizionale sistema a fuoco diretto, in seguito progressivamente adeguato alla tecnologia a vapore. Negli ultimi decenni dell'800 è subentrata
una svolta industriale con la nascita di stabilimenti e osservatori bacologici funzionali alla necessità di migliorare la qualità del seme bachi, per renderlo resistente alle malattie (in particolare la pebrina) che lo insidiavano e avevano causato annate di crisi. Per iniziativa di alcune famiglie di pionieri, la bachicoltura e l'industria del seme bachi vittoriesi hanno raggiunto livelli di avanguardia in campo nazionale, costituendo per molti decenni la prima attività produttiva della zona e garantendo l’occupazione sia maschile sia, in prevalenza, femminile. L’allevamento dei bachi da seta, il lavoro in filanda e nei centri bacologici hanno riguardato dunque la grande maggioranza della popolazione locale. Il Museo intende quindi restituire alcune tracce di queste memorie personali e collettive, per raccontare il complesso mondo agricolo, industriale, scientifico e sociale che per lungo tempo è ruotato attorno a questo insetto così utile.


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